La buona notizia è che, con comunicato del Ministero di Grazia e Giustizia datato 31 luglio, è stata prorogata la scadenza del 6 agosto e l’impegno sembra anche più vasto come il testo propone. Può valere la pena di riportarlo per intero:
“Ci sarà tempo per iscriversi al nuovo albo degli educatori e pedagogisti istituito con la legge n. 55/2024.
La scadenza, inizialmente prevista per il 6 agosto, sarà prorogata. I ministeri interessati sono al lavoro per predisporre il testo ed inserirlo nel primo provvedimento normativo utile. L’obiettivo è garantire agli operatori del settore, per il nuovo anno scolastico che partirà a settembre, di poter continuare a svolgere i loro servizi educativi e socio-pedagogici.
Il ministero della Giustizia, sempre a partire da settembre, incontrerà le associazioni più rappresentative del settore al fine di assicurare pieno supporto ai soggetti coinvolti dall’attuazione della legge istitutiva del nuovo Ordine professionale”.
Non capita tutti i giorni di vedere marce indietro pubbliche così attente alle situazioni che si stavano creando con danno collettivo: abbiamo motivo di essere contenti.
In tanti mi hanno contattato in questi giorni per avere chiarimenti e capire come comportarsi e per quello che posso capire mi sembra che le decisioni possibili siano sostanzialmente tre.
Chi è pedagogista o educatore professionale, con titoli previsti o chiaramente equipollenti ovvero quelli che regionalmente sono stati indicati come sufficienti per accedere all’albo e intende lavorare in ambiti per i quali è prescritta l’iscrizione o si può ritenere che lo sarà comunque, dovrà necessariamente occuparsi di iscriversi.
Chi è in situazione opposta e non intende adeguarsi per motivi personali, di oggettiva impossibilità o altro, può decisamente evitare di farsi carico di indagini e approfondimenti vari e intendo con questo anche chi partecipa alle attività di educazione e istruzione parentale che non sono e non rappresentano servizi rivolti a minori ma attività sociali in cui il ruolo di chi sta con i minori, al di là dei titoli, è equiparabile alla babysitter o al collaboratore domestico o all’istitutore privato: nessuno di questi necessita della formalità dei titoli.
Il vero problema rimane su chi invece, non avendo – esattamente o del tutto – i titoli previsti per l’iscrizione, si ritrova a lavorare presso servizi pubblici o privati per i quali si sta creando l’obbligo di iscrizione all’albo dei pedagogisti e degli educatori professionali: sono questi i soggetti che dovranno invece occuparsi di capire bene i termini precisi che li riguarderanno direttamente e sarà importante per poter proseguire con il proprio lavoro che il quadro dell’obbligo sia ben chiarito, senza margini di ambiguità e senza misure restrittive non proprio condivisibili.
A questi ultimi va il mio pensiero e i miei migliori auguri e, se avrò informazioni rilevanti, non mancherò di pubblicarle almeno qui.






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